Ailanto

Il nome stesso dell’ailanto è di per sé affascinante e si ammanta di connotati magici, taumaturgici e spirituali: in latino è definita Ailanthus altissima, mentre in italiano viene chiamata anche albero del cielo o albero del paradiso. Originaria della Cina, questa specie si è poi diffusa ovunque, principalmente negli Stati Uniti. In Europa è stata introdotta nel XVIII secolo come pianta da giardino, ma ha poi “viaggiato” ovunque: dall’Inghilterra al Mediterraneo. In Italia la sua presenza è aumentata esponenzialmente negli ultimi tre decenni (circa la stessa tempistica di diffusione del writing dagli Stati Uniti ad altri paesi in tutto il mondo) a causa del progressivo abbandono delle aree urbane e suburbane. In alcune caratteristiche dell’Ailanthus, infatti, è possibile scorgere dei legami profondi con il modo germinativo di intendere l’arte per Cuoghi Corsello, che dal 1994 al 2005 vivono a Bologna in fabbriche occupate trasformate in musei e spazi di aggregazione per l’arte, oltre a una condivisione suggestiva di habitat connessa ai luoghi in disuso e allo stesso spazio scenico del writing: treni, binari, stazioni, stabilimenti abbandonati, muri di periferia. Dado e Rusty, due dei maggiori writers italiani, crescono artisticamente e si formano all’interno delle fabbriche abitate da Cuoghi Corsello (tra i ragazzi le frequentano c’è anche BLU, uno dei più noti street artist a livello internazionale). L’ailanto è simbolo di una diversità artistica che si pone come alternativa all’arte “ufficiale”, propensa quindi ad “ailantizzarsi”, a innestarsi e diffondersi rapidamente negli ambienti più disparati e a differenti latitudini, come il writing e altri fenomeni artistici che nascono per necessità impellente da semi spontanei (esempio valido anche per la New Media Art,che presenta diverse similitudini con il writing, soprattutto per la capacità di sopravvivere senza incontrare i  “favori” del mercato e il consenso della critica ufficiale). Mentre Stefano Arienti, artista non presente nelle precedenti edizioni, è stato invitato poiché il suo lavoro ha sempre avuto una “tensione” verso la botanica, come nel caso della sua recente personale, Antipolvere, allestita presso la Galleria Civica di Modena. Qui, l’intervento principale di Arienti è costituito da una grande installazione denominata proprio Ailanto oro. Tutte le opere che fanno parte di questa mostra sono realizzate utilizzando come supporto dei teli anti polvere, gli stessi adottati in occasione di ristrutturazioni di edifici o di monumenti.

La possibilità di organizzare Ailanto a Roma nasce da una precisa scelta, basata sull’idea che la mostra stessa, al pari della pianta, possa diventare “invasiva”: allestita al Nord (Modena), al Sud (Palermo) e ora anche al Centro (Roma) Italia. L’idea di scegliere a Roma una location legata all’archeologia è funzionale a rimarcare una linea di continuità, e non una frattura, nello sviluppo dell’arte tra passato e presente. Importante specificare come il vero soggetto della mostra non sia il wrinting in sé, non troviamo infatti in esposizione dei “graffiti”, ma opere, nello specifico installazioni, sculture e azioni performative, che riflettono  l’approccio libero e poco mediato tipico del writing. Parliamo quindi di un’arte molto vicina alla vita stessa, che interviene nei processi biologici, e proprio per questo la mostra Ailanto analizza un fenomeno radicale, quello della “viralità”, ovvero di qualcosa che si espande in maniera naturale e incontrollata, e che dalle piante, ad alcune malattie, ad alcune forme artistiche, come appunto il writing qui in oggetto, segue un ritmo e una modalità di crescita molto simile.

  • Exhibition: Ailanto
  • Location: Appia Antica Archeological, Rome IT
  • Year: 2018
  • Related Project: Ci sei rimasto